La pietra leccese affiora naturalmente dal terreno e si connota per una particolarità: i suoi affioramenti sono esclusivi della provincia di Lecce, nella sola parte media e meridionale della penisola salentina sul versante adriatico; su quello ionico gli affioramenti sono piuttosto sporadici e lasciano il posto ai cosiddetti tufi.
Un primo banco di pietra leccese è quello di Lecce, che ha dato il nome alla roccia, dove prevale la variante tenera e omogenea; un secondo bacino, in cui predomina la variante tenera e igroscopica, si estende da Vernole e comprende i territori di Acaja, Strudà, Acquarica e Vanze e parte di quello di Melendugno.
Il terzo, in cui predomina la variante semidura, è compreso tra i Comuni di San Donato, Soleto e Martignano e le cave si trovano nei comuni di Galugnano, Caprarica e Martano. Il quarto bacino si estende nei territori di Zollino, Martano, Castrignano dei Greci, Melpignano, Cursi e Maglie, zona in cui viene estratta la cosiddetta “pietra di Cursi”.