TIPI DI PIETRA LECCESE

La campagna salentina si caratterizza per i suoi motivi essenzialmente orizzontali. Il rosso della terra appare spesso interrotto da affioramenti petrosi, che danno al paesaggio una asprezza, la quale risulta accentuata dalla totale assenza della rete idrografica superficiale.

La ricchezza dei calcari presenti nel sottosuolo ha determinato un ampio utilizzo della pietra cavata nell’edilizia.

Il Salento conosce tre tipi di pietre:

  • Il carparo;
  • I tufi;
  • La pietra leccese.

Uno dei principali siti della pietra leccese è nel territorio di Cursi e nelle sue immediate vicinanze. Il tessuto socio-economico del paese è fortemente condizionato dalle attività connesse allo scavo e alla lavorazione della pietra.

La pietra leccese o pietra di cursi non è tutta uguale, se ne distinguono infatti numerose varietà, classificate sulla base delle proprietà fisiche e chimiche.

Essendo una roccia sedimentaria essa presenta abbondanti resti di foraminiferi. In essa sono catturati anche fossili di pesci e di molluschi.

Le principali tra queste varietà sono:

  • Leccisu, che ha struttura omogenea e grana fine. Una sottovarietà è la “Pietra di Cursi”. Essa è particolarmente apprezzata in quanto si presenta più dura rispetto al generico “leccisu”, ha colore giallo-grigiasto e una maggiore durezza e resistenza. La pietra estratta nei bacini di Cursi e Melpignano presenta una buona resistenza a compressione, apprezzabili valori di resistenza a flessione e a taglio. Possiede anche elevate caratteristiche di coibenza termica.
  • Pirumafu, è un carattere argillo-magnesifero, giallo-verdastro con glauconia, a struttura omogenea abbastanza resistente al fuoco e perciò molto usato nella costruzione dei forni. Campioni di questa pietra, in prove sperimentali, hanno mostrato di poter resistere in forno anche a temperature di 110 gradi per un periodo di tempo superiore a 48 ore.
  • Mazzaro, è una varietà breccioforme, poco omogenea presenta una struttura sabbioso-aranacea con durezza e tenacità molto disuguali.
  • Leccisu bastardu, con struttura piuttosto eterogenea più dura e meno lavorabile.
  • Saponara o salinara, è una varietà biancastra, molto tenera, spiccatamente igroscopica, usata raramente e solo per interni in lastre per tramezzi.

La pietra leccese è fortemente sensibile all’umidità, l’acqua, cl passare del tempo, tende a scioglierla. Tuttavia trova un alleato contro la corrosione a cui sarebbe condannata a causa della sua igroscopicità nei licheni che rapidamente la ricoprono d’una crosta cha la rende meno attaccabile dagli agenti atmosferici.

I restauratori odierni rimuovono i licheni per ridare il colore originario ai monumenti, ma poi per preservare la pietra ricorrono a trattamenti con particolari idrorepellenti,    i quali hanno la capacità di impedire l’imbibizione della pietra, ma favoriscono la fuoriuscita dell’umidità interna.

Sin dai secoli più antichi la pietra leccese venne usata per l’edilizia, sia rurale, con la costruzione di abituri realizzati con la tecnica “a secco”, sia civile, con la edificazione.

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