PIETRA LECCESE - UNA VERA CULTURA

Per capire a fondo la "cultura della pietra leccese", bisogna partire da un periodo molto antico, per considerare quei rari, misteriosi reperti di architetture preistoriche megalitiche e rupestri come i dolmen costruiti da rozzi blocchi di pietra di cursi, i menhir grandi prismi monolitici a nome di "pietrafitte",  ritenuti monumenti consacrati al culto del Sole oppure simboli di forza e virilità.
Un altro aspetto molto vistoso del paesaggio salentino è rappresentato dalle abitazioni in caverne naturali che si aprono sui fianchi delle colline calcaree; oppure le specchie, collinette a forma ovoidale, costruite da un ammasso di pietra di cursi e terriccio che raggiungono altezze variabili, dai quattro ai dodici metri; si presume che abbiano avuto funzione di posti di osservazione e di difesa, oppure "tumoli - sepolcrali" di capi - guerrieri.
Lo stesso criterio di ammonticchiamento di pietre a secco si ritrova nelle tradizionali architetture rurali "capanne" monocellulari col tetto a falso cupola, dalla forma primitiva comunemente chiamate "pagghiari" o "pajari", il cui sistema costruttivo si basa sul principio della sovrapposizione di anelli concentrici di conci di pietra leccese e pietrame su basi progressivamente decrescenti all'interno e chiusi da una chiave costituita da una lastra di pietra più grossa.
E per finire questo breve itinerario sull'uso della pietra leccese all'interno della cultura arcaico rurale non possiamo non citare quella straordinaria geometria dell'habitat - rurale definita dagli infiniti muretti a secco usati come recinzione degli appezzamenti di terra.
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