LAVORAZIONE DELLA PIETRA LECCESE

L'operazione di segatura dei conci fino alla metà degli anni '50 veniva eseguita manualmente.

Il concio da segare veniva appoggiato su di un piano rialzato e due operai tagliavano una lastra per volta con una sega dentata a due impugnature ("serracchiu"). Se la pietra non era ben asciutta, era necessario che una terza persona, di solito un bambino, battesse ritmicamente sulla sega con un bastone per facilitare la caduta della polvere.

Oggi si usano, invece, speciali macchinari nei quali il prisma di pietra da ridurre in lastre viene spinto contro un utensile che, dotato di più seghe, scorre lungo guide metalliche. In tal modo si ottengono contemporaneamente diverse lastre dello spessore desiderato.

L'automazione del processo produttivo ha consentito di aumentare lo standard qualitativo delle singole lastre raggiungendo una elevata costanza dimensionale ed eliminando ogni spreco di materiale.

Le lastre hanno dimensioni standard pari a cm 38x50, ma lo spessore può essere variato in relazione a particolari esigenze di impiego, di trasporto o di messa in opera.

Ogni segheria provvede pure allo stoccaggio delle lastre prodotte in attesa della vendita.

L'accresciuta sensibilità per i monumenti in pietra leccese ha determinato un diffondersi sempre più ampio delle pratiche di restauro. Col passare del tempo la pietra leccese necessita di interventi di manutenzione e consolidamento. Anche in questo campo esistono delle realtà economicamente interessanti.

 

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