L’ARTE DEI MURETTI A SECCO DIVENTA PATRIMONIO DELL'UMANITA’

L’arte dei muretti a secco, raffinata, dalle origini antichissime e particolarmente diffusa lungo le campagne pugliesi è oramai entrata a pieno titolo nella lista degli elementi immateriali giudicati dall’organizzazione dell’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”.

Ma le popolazioni del Mediterraneo lo sanno da sempre poichè per secoli, oltre alla lavorazione dei materiali messi a disposizione dallo stesso territorio, come ad esempio la pietra leccese, hanno portato avanti anche la pratica della costruzione con la tecnica “a secco” dei muretti, così come dei trulli, delle “pagghiare”, dei “furnieddhi”, ovvero di tutte quelle costruzioni che nascono “povere”, per esigenze funzionali, ma che si rivelano essere anche belle, resistenti, caratterizzanti e preziose.

Petra su petra azza parite”: c’è tutta l`umanità dei salentini racchiusa in questa frase che rappresenta una esortazione alla pazienza e alla tenacia. Una metafora per dire che le grandi cose si fanno un passo alla volta.

I muretti a secco sono nati quasi spontaneamente, per mano dei contadini che arando la terra trovavano tante pietre lungo i solchi, le portavano sul bordo del terreno posandole, appunto, una sopra l`altra. Quelle pietre, così disposte, diventavano man mano un muretto che avrebbe delimitato i campi e le proprietà ma non solo.

Le pietre, capaci di trattenere l`umidità dell`aria alimentata dalla vicinanza del mare, fungevano (e fungono ancora) da innaffiatoi naturali e a costo zero. Non è raro, infatti, vedere che lungo i muretti a secco la vegetazione cresce più sana e rigogliosa.

I muretti a secco sono tra le cose che rimangono più impresse tra le bellezze naturali della Puglia. Non solo delimitano vigneti e uliveti lungo le stradine di campagna, ma donano autenticità e bellezza anche a moltissime abitazioni, a ville di lusso e a "pagghiare" tradizionali".

 

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